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Il Massaggio Amazzonico Metodo Duilio La Tegola trova similitudini con la metodologia del Vibration Training in quanto utilizza, nella sua applicazione, vibrazioni, oscillazioni e basculamenti a vari livelli e intensità.

Ma vediamo più in profondità cos’è il Vibration Training e i suoi effetti.

Il Vibration Training è un trattamento con le vibrazioni per migliorare la condizione muscolare. Il principio alla base del Vibration Training è l’attivazione della contrazione muscolare attraverso il riflesso miotatico. (Piatin et.al. 2009)[1] (Hazell TJ et.al. 2007)[2] (Ritzmann R et.al. 2010)[3]

Nella letteratura scientifica questo nuovo tipo di esercizio fisico è citato con l’acronimo VT (Vibration Training). Spesso è definito con il termine generico WBV (Whole Body Vibration) vibrazioni al corpo intero che, se erroneamente associato agli studi specifici sugli effetti deleteri delle lunghe esposizioni continuative a vibrazioni intense, può generare confusione e controversietà. Il VT è l’esposizione ad una vibrazione controllata, generata da dispositivi che erogano una frequenza unica, un segnale meccanico sinusoidale puro, ampiamente testato, la cui esposizione è di breve durata. Solitamente inferiore a 10 minuti cumulativi per seduta.

Il modo più appropriato per definire l’esercizio con la vibrazione è WBVT (Whole Body Vibration Training). Il VT, il trattamento con le vibrazioni, è diffuso principalmente in ambito medico e sportivo ma trova applicazioni anche in settori specifici, ad esempio nella ricerca spaziale svolta dall’ ESA (European Space Agency) per la missione su Marte, dove i tempi prolungati di permanenza in assenza di gravità giocano un ruolo fondamentale per l’integrità della struttura muscolo-scheletrica che, senza le adeguate contromisure, collasserebbe. (Blottner et.al. 2006)[4]

Lo sviluppo dei primi dispositivi per uso terapeutico risalgono al 1996 in Germania dove in seguito si è diffuso ed è stato inserito nei programmi di riabilitazione di diverse cliniche Universitarie. I primi studi sul riflesso da allungamento si incontrano già nel 1925 (Liddel Sherrington 1925), quelli sul riflesso tonico di vibrazione risalgono al 1965 (Henneman et.al 1965), al 1967 (Brown et.al 1967) e poi nel 1975 (Godaux et.al. 1975) e nel 1976 (Burke et.al 1976). Il Vibration Training da allora è soggetto a continui e molteplici studi medico/scientifici per stabilirne e certificarne gli effetti da parte di Università e Cliniche di ricerca sparse per tutti i continenti.

 Modalità del trattamento

Gli esercizi sono svolti con dispositivi che generano vibrazioni controllate. Le vibrazioni sono trasmesse agli arti inferiori tramite una pedana vibrante, una superficie parallela al suolo che vibra con frequenze e ampiezze ben definite. Il soggetto può essere sottoposto al trattamento stando in piedi sul dispositivo, quindi appoggiando i piedi sul piatto vibrante e mantenendo le gambe leggermente flesse oppure, se non è in grado di stare eretto a gambe flesse, disteso su un lettino inclinabile alla cui base è fissato in modo ortogonale il dispositivo vibrante. I dispositivi per gli arti inferiori possono essere di due tipi: a vibrazione parallela, a vibrazione alternata (vedi anche dispositivi). Per gli arti superiori si utilizzano dei manubri vibranti che permettono di estendere l’applicazione delle vibrazioni sull’arco di movimento della spalla. Esistono lettini inclinabili con dispositivo vibrante alla base per il trattamento dei disabili.

 Il meccanismo di riflesso con il Vibration Training

La stimolazione dei propriocettori muscolari con vibrazioni specifiche, innesca la contrazione tramite un’azione di riflesso sul sistema nervoso centrale. Il meccanismo è quello del riflesso miotatico. Tale contrazione avviene in modo diffuso sulla parte inegrante del gruppo muscolare interessato dalle vibrazioni. L’effetto sull’intensità della contrazione, quantificata come attività vera e propria, misurata con EMG (elettromiografia), è in proporzione all’intensità della vibrazione che raggiunge la parte da trattare. (Mulder ER et.al. 2009) (Cardinale M et.al. 2003) (Bosco C et.al. 1999).

I recettori propriocettivi delle articolazioni e dei muscoli (motoneuroni dei fusi, Golgi, Pacini, ecc.) stimolati dall’allungamento muscolare causato dalla vibrazione, inviano impulsi al sistema nervoso centrale che reagisce attivando una contrazione diffusa all’intero gruppo muscolare interessato, probabilmente con un’azione sinergica delle terminazioni omonime ed eteronime.

Lo stimolo, per eccitare i recettori, deve avvenire con una certa frequenza ed una certa escursione del movimento.

Al di sotto di una certa soglia di intensità sembra che non si rilevino risultati significativi, almeno per quanto riguarda i principi qui espressi in relazione al riflesso neuro-muscolare e alla circolazione del flusso ematico . (Kerschan-Schindl et.al. 2001) (Torvinen S et.al. 2002) (Herrero AJ et.al. 2010) (Delecluse C et.al. 2005)

Il ciclo di contrazione-rilassamento del riflesso miotatico avviene all’incirca entro una soglia dai 50 ai 30 millisecondi (Marchetti M Pillastrini P 1997 ISBN:978-88-299-1976-5) ed è proprio in questo lasso di tempo che agisce la vibrazione del VT. Senza entrare troppo nel dettaglio delle definizioni della fisica la vibrazione e quindi la sua intensità sono date dalla Frequenza e dall’escursione del movimento verticale.

L’escursione del piatto vibrante gioca un ruolo molto importante sulla eccitabilità dei motouroni che necessitano di un allungamento tendineo/muscolare sufficiente per innescare la trasmissione degli stimoli afferenti al sistema nervoso centrale o a livello corticale. La Frequenza, assieme all’escursione determina il grado di contrazione muscolare.

50 millisecondi sono 1/20 di secondo. Una Frequenza di 20Hz produce 20 stimoli al secondo. 30 millisecondi corrispondono a 33Hz.

Oltre i 30-35Hz la contrazione diventa continuativa (tetanica).

La condizione motoria che si crea e che regola le reazioni neuro-muscolari durante il trattamento sembra simulare le dinamiche della fisiologia umana associata agli schemi della camminata, della corsa, della salita o discesa delle scale a seconda dell’intensità della vibrazione e della postura che si assume mentre si praticano gli esercizi. Uno dei fattori più interessanti è che la contrazione muscolare è data da una sollecitazione intermittente che genera un carico articolare inferiore a quello degli esercizi fisici di ogni giorno, come la camminata o il semplice sollevarsi da una sedia. Questa caratteristica facilita il trattamento di soggetti fragili o deboli per la riabilitazione del sistema muscolo-scheletrico. Altra caratteristica interessante sarebbe, secondo i ricercatori, l’alto numero di ripetizioni al secondo che favoriscono l’apprendimento per la coordinazione degli impulsi nel percorso muscolo > sistema nervoso centrale > corteccia cerebrale e viceversa, reclutando un maggior numero di fibre e sollecitando una parte maggiore di terminazioni nervose rispetto agli esercizi convenzionali, rieducando i collegamenti neurali attivi in minor tempo rispetto alla terapia classica. Fattore, quest’ultimo, che sembra avere un ruolo fondamentale per la riabilitazione in Neurologia. SCI (Herrero AJ et.al. 2010) Stroke (Tihanyi et.al. 2010) MS (Wunderer et.al. 2010) [13]